Primo lockdown finito, quello duro. Quasi un anno dopo, nello stesso posto. Ci sono quasi tutte le persone che avevo già incontrato un anno prima, e “quasi” non è una bella cosa. Avevo ritratto parecchie persone, che ignare di ciò che stava succedendo, prendevano aria nelle giornate di sole nel giardino all’aperto.
Lo sconforto era non vedere le proprie famiglie, i propri parenti, che spesso cercavano nelle ombre dalla finestra o attendevano nel salone per ore, e giorni. Alcuni potevano capire, altri solo aspettavano.
Ho deciso che i loro sguardi non servivano, bastava il mio. In ogni foto. Ciò che nella foto si vede e ciò che è rimasto fuori è la mia visione di quei momenti. Ognuno puo’ vedere quello che sente, io l’ho fatto.
Un solo ritratto con gli occhi. Che malgrado tutto sorridevano, alla fine. Perché alla fine si può anche sorridere.
Uno tra i progetti più belli che mi è capitato di vedere ultimamente. Un occhio attento a non invadere e che lascia comunque all’osservatore la possibilità di immaginare gli sguardi.
Complimenti !
Grazie Roberta, per l’attenzione che mi rivolgi e l’interesse per il lavoro che ho fatto.
un abbraccio