Il pestaggio di un produttore musicale di colore da parte della polizia è stata la fatidica “goccia” che fatto ha fatto traboccare il vaso. Un vaso straripante di collera, di liquido infiammabile in eccesso che ha acceso e illuminato i dintorni di Place de la Bastille lo scorso sabato 28 novembre a Parigi. Per le strade della capitale hanno manifestato 46.000 persone secondo il Ministero dell’Interno, 200.000 invece per gli organizzatori, sfilando contro un disegno di legge nominato, in maniera alquanto altisonante, Loi Sécurité Globale, da molti definita come una legge liberticida.
Ho provato a cogliere questa rabbia scrivendo un racconto fatto di immagini diverse nel tentativo di riportare una manifestazione di violenza popolare. Un tentativo, tuttavia, mal riuscito poiché le dinamiche di un tal evento difficilmente possono essere afferrate. Si rischia di cadere in giudizi moralistici che definiscono e separano nettamente i buoni dai cattivi.
Restano i ricordi frammentari che si ha una tale giornata: un poliziotto che picchia un fotografo (vedi la storia di Amir Al-Halbi), dei manifestanti che si scagliano su degli agenti al suolo, degli infiltrati di destra che lanciano delle pietre su dei giornalisti. Delle schegge esplose davanti ai miei occhi che, una volta ripreso a respirare dell’aria libera dai fumi dei lacrimogeni, ho ricostruito pezzo dopo pezzo in maniera personale.