Ora che si intravede una fuoriuscita dalla pandemia che ci si augura definitiva, e non, come lo scorso anno, solo stagionale, mi pare arrivato il momento di stendere quello che spero sia l’ultimo capitolo su questo argomento.
E allora risvegli, si, ma cauti, in una atmosfera ancora plumbea, esitando, che la certezza della effettiva fine della pestilenza manca ancora, così come si avverte più o meno consapevolmente che il mondo sarà comunque, nel bene e nel male diverso da quello di prima.
Né è legittimo, anche mimando l’euforia della ripresa, distogliere lo sguardo dalle cicatrici reali o metaforiche, che questa inedita stagione sta lasciando dietro di se.
Nella serie di immagini che presento qui alterno quindi quelle relative ad alcune cicatrici del recente passato con quelle che danno conto di una certa atmosfera di ripresa, anche se incupita e condita con tutti i dubbi del caso, e senza la retorica della rinascita che ci ha funestato in questo periodo, imperniata su quanto saremmo tutti divenuti, dopo questa prova, migliori di prima.