Viviamo in tempi di barriere, di veli di protezione, di distanziamento, e si capisce, con l’epidemia in corso ci si protegge come si può. Nello stesso tempo, e da ben prima dello scoppio dell’epidemia, si è fatto un gran blaterare di limiti, frontiere, identità, con tutto quello che ne consegue a seconda di come si declina il tema.
E allora ci sono barriere salvifiche o nefande, veli di fata Morgana per ingannare gli sguardi, o il vento, o viceversa per attirarli; esistono impedimenti per la salvaguardia “acciò che l’uom più oltre non si metta” che poi vengono travolti; limiti teoricamente invalicabili, separazioni, partiture, nel bene e nel male, che lo scorrere degli eventi, o delle stagioni, si incarica di seppellire sotto la sabbia dell’oblio.
Mi piace presentare, in questo periodo così particolare, alcune immagini, diverse tra loro per soggetto, tecnica, atmosfera, accomunate però dal tema del velo, della barriera, declinato nella quotidianità, oggetti comuni, quindi, senza strilli e senza patemi, che rendano il senso della loro incoercibile futilità.